top of page
Immagine del redattoreArianna Musso

Stampa 3D, disabilità, Svizzera

Subito dopo ferragosto mi arriva una telefonata dalla Svizzera:

– Salve, sono Francoise Hefti della Fondazione Diamante, voi fate Stampa 3D? Noi siamo una impresa sociale che si occupa di inserimento lavorativo di persone con handicap e abbiamo diversi laboratori; abbiamo appena comprato una stampante 3D e ci piacerebbe utilizzarla ma abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia informazioni in più su cosa fare. Ho visto il vostro sito e ho visto che avete molti campi di applicazione; potreste farci visitare la vostra azienda?

Dalla Svizzera? Ma non esistono aziende di servizi per la Stampa 3D in Svizzera? Non poniamoci domande e cerchiamo di accogliere i nostri ospiti nel migliore dei modi: Enrico e Andrea allestiscono la sala corsi, dove a breve partirà un corso di Stampa 3D aperto a curiosi e appassionati di questa nuova tecnologia (per info mandare una mail a questo indirizzo).


Così venerdì 26 Agosto una piccola delegazione di una dozzina di persone (educatori e lavoratori-ospiti) sono venuti a trovarci nel nostro ufficio di Via Canneto il Lungo 23.

Ci hanno portato in dono una marmellata di more e una grappa all’ortica fatte nei loro laboratori di ristorazione e orticultura, oltre a questo primo esperimento di modellazione e stampa in 3D di un gatto-chiudi-pacchetto.

In cambio noi gli abbiamo dato un assaggio del nostro corso sulla stampa 3D mostrando le principali possibilità e vantaggi che si possono ottenere utilizzando le tecnologie additive e i suoi svariati campi di applicazione. Gli ospiti si passavano il nostro campionario di oggetti stampati in sls, dmls, Sla, fdm, dm e a getto di resina meravigliati: cercando di indovinare la tecnologia utlizzata, immaginando un utilizzo a loro vicino…

Vista la vocazione sociale della fondazione Diamante mi sono soffermata su un aspetto della stampa 3D forse non abbastanza conosciuto: la produzione di utensili per persone con disabilità.

Uno dei vantaggi della tecnologia additiva è la personalizzazione spinta, fino all’unico esemplare; una delle caratteristiche delle disabilità o delle malattie invalidanti è il fatto di essere spesso uniche.


Tra gli utenti appassionati e inventivi della stampa 3D ci sono delle persone che progettano e stampano per superare le difficoltà e le barriere che le disabilità creano. Strumenti per aiutare a scrivere, aprire le bottiglie di plastica e chiudere le cerniere, fino a delle vere e proprie protesi. Non esiste nulla di troppo specialistico per chi è capace a stampare e sopratutto a progettare con le tecnologie additive. La signora Francoise si è subito illuminata: – Noi abbiamo diverse persone all’interno della nostra fondazione che hanno bisogni molto specifici, con diverse disabilità. Un’educatrice dai riccioli bruni parla con un ospite di chi potrebbe beneficiare di qualche oggetto stampato in 3D.

-Ma dove si trovano questi oggetti?

Qualcosa si trova su Thinginverse, su pinshape o su myminifactory ma la realtà è che se si vuole creare qualcosa su misura bisogna progettarlo. Per questo noi vediamo nella progettazione la vera chiave di volta della produzione additiva.


Una delle associazioni che meglio raccontano questo incontro tra disabilità e Stampa 3D è l’associazione e-nable. La nascita di e-nable l’ha raccontata molto bene  Ivan Owen in una Ted conference qualche mese fa: – Tutto è nato quando mi ha contattato una mamma sudafricana il cui figlio Lim era nato senza le dita della mano destra. Mia figlia aveva la sua stessa età e quindi, usando lei come modello, ho progettato la mano per Liam; le ho mandato i progetti via mail e lei li ha stampati in sud-Africa. Ho messo i progetti su internet, gratuiti, pensando che così altri bambini come Liam avrebbero beneficiato della cosa. Oggi ci sono protesi progettate su misura da volontari per oltre 2000 individui in oltre 40 paesi. Queste persone, che vivono senza il pieno utilizzo delle loro mani, sono vitime di ictus, veterani militari, chi soffre di artrite, bambini affetti da epilessia grave, e altri con condizioni debilitanti.

Si può riassumere in 3 parole: problemi specifici, progettisti illuminati e Stampa 3D.

Avere una stampante non basta, bisogna progettare, ripeto ai miei ospiti. Noi usiamo Fusion 360 della Autodesk di cui siamo rivenditori e di cui a breve faremo un corso (per avere informazioni cliccate qui).

Il pomeriggio è volato e i nostri ospiti ci abbracciano e ci salutano calorosamente: – Grazie. Grazie di tutto.

-Quando vieni poi ti faccio vedere quello che faccio io. Mi dice un ospite sorridendomi.

–Ma vieni vero?

Astrati ha un appuntamento a Lugano nel prossimo futuro.

2 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page