Questo spazio è rivolto alle persone che si dedicano alla diffusione della stampa 3d e a quelle che sentono il bisogno di avvicinarvisi.
Ogni settimana verrà raccontata una storia di chi già lavora nel campo, con le scoperte fatte e le difficoltà incontrate.
Perché? Che bisogno c’è di parlare di stampa 3d? Ne parlano tutti, non si parla d’altro… Tutti sappiamo che in Giappone è stata stampata una vagina e la sua autrice è stata arrestata, sappiamo che la Barilla vuole stampare la pasta e che astronauti e militari la stanno studiando per imbarcarla nelle loro navicelle… e spesso ci troviamo a pensare: “ va beh e a me cosa me ne importa, tanto è una cosa che va nella stazione orbitale, cose da ingegneri, cose da nerd; oppure sono cose da ragazzini, per fare le cover dei cellulari… plastichette.”. Tutto questo parlare non fa che aumentare il rumore di fondo della rete e ci toglie la possibilità di capire quanto e come questa tecnologia può aiutarci nel nostro lavoro e nella nostra vita; come possa aiutare la piccola e media impresa italiana, il nostro made in Italy.
L’Italia, vista da fuori i confini nazionali è un posto ricco di tradizione, di sapere anche manuale, di saper fare. Un bagaglio che spesso noi diamo per scontato. Vista dall’interno è un paese che può risultare fermo, vecchio, incancrenito e rallentato e le tecnologie additive possono dargli quella spinta che oggi gli manca.
Il motivo perché io ho deciso di fondare Astrati insieme ai miei colleghi e dedicarmi alle tecnologie additive è che viviamo in una realtà, Italia del 2016, priva di futuro: nel mondo del lavoro, della politica e sopratutto delle politiche del lavoro. La nostra generazione viene considerata giovane, quando giovane non è più e questa definizione inizia a suonare minacciosa. Abbiamo acquisito competenze, istruzione superiore e abbiamo bisogno di un futuro dove investire. Le tecnologie additive ci danno l’opportunità di costruire un futuro, strato su strato, differente da quello che ci era stato prospettato.
Astrati vuole facilitare le imprese ad impossessarsi di queste tecnologie e aiutarle a competere sul mercato internazionale: le multinazionali, i centri di ricerca medica o aerospaziale, così come le grandi società automobilistiche, hanno i loro poli di innovazione che si occupano delle possibili applicazioni della stampa 3D; anche la Cina ha stanziato un consistente investimento per la ricerca nelle tecnologie additive in modo da approfittare dei vantaggi che essa offre.
Vorrei partire dalla nostra città: Genova. Noi genovesi siamo famosi per il nostro mugugno, per la chiusura e la diffidenza verso gli altri e le novità ma siamo anche imprenditori, naviganti, commercianti, inventori e scopritori che hanno fatto la storia. La domanda è : come è approdata la stampa 3d nella nostra città? Chi la utilizza già e chi la vorrebbe utilizzare? Lo scopriremo nei prossimi post.
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