Arrivati al forum della Leopolda 2017 sbarchiamo la nostra stampante, il nostro separé e i nostri computer. Abbiamo organizzato un workshop interattivo insieme a Nuvia, start up innovativa. Nuvia propone due prodotti: Cloudymed e Cloudyvet per la gestione cloud delle immagini diagnostiche. Questo vuol dire addio al cd per trasportare le TAC e similari, vuol dire che (previo consenso del paziente) l’immagina diagnostica può essere vista dal paziente, dallo specialista, dal medico di base, da un secondo e un terzo specialista per un nuovo consulto direttamente dal proprio computer.
Se per qualche motivo l’immagine diagnostica non fosse sufficiente, con un solo click, direttamente dal programma Cloudymed o Cloudyvet, il medico apre una chat privata con i progettisti di Astrati per la modellazione e stampa 3D della parte che si vuole andare a visionare. Questo percorso la abbiamo chiamato Anatomy on hands.
Perché un medico dovrebbe richiedere una stampa 3D? Per vari motivi: il primo per andare a studiare quale via può essere più utile per compiere un eventuale operazione, soprattutto a livello di topografia anatomica personalizzata(quindi non il singolo osso ma la stratificazione dell’osso, i muscoli, i tendini, i vasi ecc…); per andare a vedere come si relazionano le protesi o ortesi o strumenti in genere con quella particolare parte anatomica magari molto deformata dalla malattia o dal trauma; per un miglior dialogo tra medico e paziente, soprattutto in quegli interventi invasivi dove rimangono degli strascichi importanti sul paziente, fargli vedere e toccare sulla propria pelle quali possono essere i risultati, rendono indubbio il risultato proteggendo così il medico da eventuali incomprensioni con il paziente e facendo accettare a questo delle soluzioni prima ancora di vederle sulla propria pelle.
La soluzione che offre Astrati e Nuvia, non è solo una “stampata in 3D” ma un dialogo e una progettazione fianco a fianco con il medico: dalla Tac, alle modifiche tridimensionali, alla stampa. Uniamo le nostre competenze tecnologiche a servizio delle vostre competenze mediche per un miglior servizio al paziente. Il tutto in maniera semplice (easy) e cloud.
Enrico e Paolo accompagnano i medici da un computer all’altro mentre io arrivo alla fine con il mio scheletro di polso con frattura ed epidermide dello stesso in formato trasparente, una macabra matriosca.
Dietro di me una signora parla a una folta platea di mutilazioni genitali femminili.
“Lavoriamo per rendere più consapevole il problema delle mutilazioni genitali. Stiamo parlando certo di mutilazioni anche di origine culturale/religiosa ma non solo.
Molte ragazze si vergognano dei propri genitali perché hanno come modello i genitali dell’industria pornografica, genitali standard. Molte ragazze chiedono una chirurgia estetica proprio per uniformarsi a questi modelli che sono gli unici che gli vengono proposti.”
Mi fermo e mi allontano dal mio stand per avvicinarmi al palco. Accarezzo il ciondolo d’argento che porto al collo.
“Quando parliamo di mutilazione genitale parliamo di tante forme di mutilazione. Molti e molte non hanno idea di come è fatto un clitoride e quindi credono che esportandone la parte superficiale si “elimini il clitoride”. Questo non è vero. Non si può eliminare il clitoride se non uccidendo la bambina che si sta operando perché il clitoride, al pari del pene, è una vasta superficie che si estende ben oltre la sua piccola parte esteriore.”
Chi parla è Lucrezia Catania, Responsabile del Settore Ricerca del Centro di Riferimento Regionale per la Prevenzione e Cura delle Complicanze legate alla Mutilazione dei Genitali; Membro attivo di INTACT (International Network to Analyze, Communicate and Transform the Campaign Against FGM/C), del CIRS (Centro interdisciplinare per la ricerca in sessuologia clinica) e del CIS (Centro italiano di sessuologia), dell’AAA (American Anthropolical Association); Consulente nella stesura delle Nuove Linee Guida dirette agli operatori sanitari (marzo 2008); Membro del gruppo internazionale di ricerca e studio MGF (S. Francisco); Membro della Commissione Pari Opportunità Ordine Provinciale Medici, Firenze.
Dimentico il mio lavoro, aspetto che la conferenza finisca per andare a salutare e ringraziare la Dottoressa Catania. Ringraziarla perché quello che dice è giusto e vero. Solo conoscendo l’anatomia si possono combattere pregiudizi e paure. Solo la verità nel suo senso più puro e vero può dare dignità e forza a una lotta delle donne e per le donne.
La dottoressa mi guarda stupita e mi chiede perché, le faccio vedere il Clitty in argento che porto al collo. Un simbolo sconosciuto alla maggior parte della popolazione sia maschile che femminile e a molti medici.
Prometto di mandargliene uno, e mi sento onorata di potele fare questo dono.
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