Sabato e domenica eravamo qua.
Villa Bombrini è una villa bellissima, costruita a metà del 1700 con tanto di scala imponente, grandi dipinti e giardino con laghetto e statue.
Le stanze che si affacciano lungo i corridoi sono tutti uffici dove lavorano aziende e partite iva che gravitano al mondo del cinema, fotografia, pubblicità e grafica.
Noi siamo qua perché siamo ospiti del D.A.S. (Droni, Ambiente e Sicurezza) con uno stand e un intervento al ciclo di conferenze dal nome: Manifattura additiva e ottimizzazione topologica.
Dove la leggerezza e la massima prestazione meccanica (ovvero una parte che pesa uguale ma che tiene di più o che pesa di meno e tiene uguale) può avere più senso se non su un drone dove ogni grammo di peso è una classe di volo diversa con relativi costi di assicurazione, obblighi normativi e divieti?
Dopo aver montato mi perdo nel giardino dove nel pomeriggio verranno fatti volare i droni.
Come sempre in queste occasioni vengo a scoprire un mare di cose (cosa serve un drone? che differenza c’è tra un drone grande e un drone piccolo? bisogna avere la patente? l’assicurazione per guidare un drone? Si possono portare dei defibrillatori con un drone? Bisogna chiedere dei permessi?)
Una delle cose che mi ha colpito di più sono state le prime foto fatte con drone della Lanterna di Genova. Sembra incredibile che fino a sabato 12 maggio non esistessero foto della Lanterna fatte con i droni (tecnologia che si utilizza per fare le foto dei matrimoni, oltre che per fare rilievi edilizi e per l’agricoltura intensiva.)
In stampa 3D si possono fare vari pezzi e pezzetti e alcuni ce ne hanno richiesti mentre il nostro occhio allenato ne ha visti diversi montati già su droni. La cosa buffa è che spesso l’utente dei droni, non conoscendo le diverse tecnologie 3D, non capisce il valore di una parte rispetto ad un’altra magari più colorata ma di definizione minore. Alla fine nella costruzione (e nella vendita) di un oggetto intercorrono tante cose e non sempre facilmente intuibili.
Contemporaneamente stiamo facendo dei lavori di post lavorazione importante con resine epossidiche o all’acqua, paciughi con polvere di marmo, collanti e colori vari. La prima cosa che ci siamo imbattuti è nella incapacità di mescolare bene le resine per piccole quantità. Se devi fare una statua di discrete dimensioni di resina ne mescoli a secchiate ma dovendo fare piccole quantità ci siamo trovati a buttare via un sacco di materiale. E qual’era il problema? Perché dovevamo mescolarne sempre almeno un tot? Perché abbiamo un frullino che mescola bene al minimo un litro di resina per volta. Sì, ma se me ne serve meno? Mi costruisco il frullino.
E così abbiamo fatto.
Abbiamo disegnato il frullino prendendo come modello quello più grande che avevamo ma adattandolo come aggancio e grandezza al trapanino dremel che usiamo per pulire i modelli.
Il risultato è questo nuovo attrezzo che non esiste in commercio: un miscelatore per piccole quantità di resina per produrre piccole opere tridimensionali resinate e colorate.
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