Corro per via di Canneto con in una mano un vassoio di pasticcini di Viganotti e nell’altra due vassoi di focaccia. Saluto la signora del bar sotto l’ufficio.
Il vetro è passato ieri.
Mi rassicura. Noi abitanti di questa parte del centro storico siamo afflitti o meglio assordati dai camioncini della raccolta differenziata del vetro che non sono insonorizzati, sono senza copertura e riescono a creare un incredibile effetto di moltiplicazione del suono in questi vicoli alti e stretti.
In ufficio Marcuccio di CMF Marelli sta finendo di montare una delle stampanti Markforged che presentiamo oggi: la casa produttrice è una, l’americana Markforged ma le tecnologie sono almeno tre:
FFF, estrusione del materiale composito a fibra corta di carbonio, l’Onyx.
CFF, estrusione di un doppio materiale con un doppio estrusore uno in nylon e l’altro in fibra continua di carbonio, kevlar o vetro (ne parlo qui).
ADAM, ovvero Atomic Diffusione Additive Manufacturing, per la produzione additiva del metallo.
Quest’ultima tecnologia è uno di quei tasselli che modificherà pesantemente la percezione e l’utilizzo della stampa 3D per il metallo. Perché? Perché solo quando la tecnologia esce dal confine dello specialistico ma entra nel campo del consumer che la tecnologia diventa popolare.
La stampa diretta del metallo è nata nel 1994 dall’azienda tedesca EOS, quindi sono 23 anni che si stampa l’alluminio o l’acciaio inossidabile ma vi assicuro che a parlarne in giro ad industriali o nei cantieri navali sembra che sia una cosa nuova nuova, brevettata un anno fa al massimo.
Parlare di consumer per una stampante da più di centomila euro forse è eccessivo ma intanto è meno di qualunque altra stampante che sinterizza metallo ad oggi in circolazione e poi perché ha delle caratteristiche che la rendono più agevole delle altre tecnologie di produzione additiva del metallo.
La metal X, ovvero la stampante 3D della Markforged che stampa il metallo, stampa in estrusione additiva (tecnologia simile alla FFF) un misto di materiale plastico con mescolato la polvere di metallo.
Il pezzo è progettato e stampato con un volume del 20% superiore al volume che avrà il pezzo finale in metallo. Questo pezzo sovradimensionato del 20% si chiama parte verde che deve essere successivamente trattato in una macchina che scioglie la plastica e in un forno che sinterizza il metallo rimasto.
Quali sono i vantaggi:
1- le parti possono essere lavorate quando il pezzo è nella sua situazione transitoria “verde”, ovvero con gli stessi strumenti di post lavorazione di una stampante 3D di materie plastiche;
2- le bobine di plastica e metallo sono molto più maneggevoli e hanno bisogno di molte meno accortezze delle polveri atomizzate di metallo;
3- il costo di acquisto inferiore ai competitor con un buon piano di stampa: 250 mm x 220 mm x 200 mm con una altezza del layer sull’asse y di 50 μm;
4- come sa chi mi segue, una delle grandi scommesse della stampa 3D per il metallo è il controllo della produzione
, uno degli elementi (insieme alla libertà geometrica) che la differenzia dal prodotto di fonderia, infatti la Metal X è in gradi di ispezionare la parte durante la stampa grazie ad un controllo laser in-process verificando le variazioni dimensionali fino 1 micron.
Le bibite sono sul tavolo insieme alle paste, alla focaccia e al caffè, Marcuccio di CMF Marelli fa partire la Mark two che disegna in onyx la forcella di bicicletta ottimizzata da Enrico, il campanello suona: i nostri invitati sono giunti.
La Metal X sarà disponbile da settembre. Se volete saperne qualcosa di più o avere un preventivo contattateci su: info@astrati.eu
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